Interviste

LA COMUNICAZIONE NON VIOLENTA ( prima parte)

Un paio di mesi fa Laura con altre 4 amiche mi ha contattato chiedendomi se potessi realizzare per loro delle magliette che rapresentasse il loro gruppo di "CNV" (Comunicazione Non Violenta). Non avevo la più pallida idea di cosa fosse le ho chiesto di raccontarmi questa tecnica. Ed ecco che grazie a lei e le sue amiche scopro che esiste un linguaggio empatico che con lo studio e la pratica tutti abbiamo la possibilità di imparare. Almeno un po'.

 


“Ben oltre le idee di giusto e di sbagliato c'è un campo. Ti aspetterò laggiù.” – Rumi

COS'È LA CNV?


Questa famosa frase del poeta persiano Rumi, rappresenta in pieno l’essenza della comunicazione nonviolenta di Marshal B. Rosenberg. Nel momento in cui riusciamo ad andare oltre tutte le etichette di giusto e sbagliato, entriamo in uno spazio dove la connessione autentica con gli altri esseri umani diventa possibile.
Spesso, quando sentiamo parlare della nonviolenza, la parola violenza può farci pensare esclusivamente a violenza fisica. Ugualmente, sentendo parlare della comunicazione nonviolenta, potremmo pensare che si tratta di una comunicazione che esclude le parolacce e le grida. Questa interpretazione potrebbe farci credere che non ci riguarda. Purtroppo però, la violenza spesso prende una forma molto più sottile e proprio per questo motivo diventa assai difficile riconoscerla nel nostro linguaggio e nei nostri comportamenti. La maggior parte di noi ha ricevuto un’educazione sciacallo (l’opposto della comunicazione nonviolenta, chiamata anche linguaggio giraffa). Il linguaggio sciacallo si basa sull'utilizzo di giudizi moralistici, paragoni e non prendersi la responsabilità di propri sentimenti. La maggior parte di questi comportamenti e modi in cui ci relazioniamo con gli altri sono automatici e considerati normali nella società di oggi. Marshall ci invita a fare la distinzione tra il naturale ed abituale.
Tutto ciò che ci viene di fare o di dire in modo automatico non significa che sia anche naturale. Spesso può essere abituale perchè sin da piccoli abbiamo acquisito un certo linguaggio e continuiamo ad usarlo come se fosse il nostro programma di base, credendo che quel linguaggio faccia parte della nostra natura. Se non veniamo in contatto con un’alternativa, lo crediamo l’unico modo possibile per relazionarci con gli altri.

La CNV ci offre un’alternativa.
All’inizio, conoscendo solo la teoria, la CNV potrebbe sembrare affascinante ma non applicabile nella quotidianità. Nonostante Marshall nei suoi libri e video condivida con noi tantissimi esempi della sua vita, finchè non la sperimentiamo sulla nostra pelle, può essere difficile credere alla praticità della CNV. Conosco la CNV da due anni eppure faccio ancora un’enorme fatica a metterla in pratica, specialmente con le persone più vicine. Per quanto possa sembrare illogico, è proprio con le persone a noi più vicine che facciamo fatica ad esprimere l’empatia ed entrare in una connessione autentica. Anche io, come la maggior parte di noi, sono cresciuta con un'educazione sciacallo e sono in difficoltà quando mi trovo in una situazione di conflitto. Seppure ho acquisito la teoria della CNV, il linguaggio sciacallo è talmente dentro di me che è difficile cambiarlo. E’ automatico. E’ abituale. Come con tutti i nostri comportamenti abituali, ci vuole tempo ed impegno per riuscire a modificarli.

Imparare il linguaggio giraffa è come imparare una nuova lingua straniera. Non possiamo pretendere da noi stessi di parlare una nuova lingua dopo avere letto solo l’alfabeto. Si comincia da zero. Non basta l’alfabeto. Ci servono anche il vocabolario, la grammatica e tutto il resto. Ed ovviamente la pratica.La teoria della CNV si basa sul presupposto che tutti gli esseri umani sono capaci di compassione ed empatia e che le persone ricorrono alla violenza o al comportamento dannoso verso se stessi o gli altri solo quando non conoscono strategie più efficaci per soddisfare i loro bisogni. La maggior parte dei conflitti tra individui o gruppi deriva da una cattiva comunicazione basata sul linguaggio coercitivo o manipolatore che mira a indurre paura, senso di colpa, vergogna, ecc. per “far fare” all'altro qualcosa ritenuto giusto o doveroso. Queste violente modalità di comunicazione, se utilizzate durante un conflitto, distolgono l'attenzione dei partecipanti dal chiarire i loro bisogni, i loro sentimenti, le loro percezioni e le loro richieste, perpetuando così il disaccordo. Attraverso la pratica della CNV, impariamo a chiarire cosa stiamo osservando, quali sentimenti stiamo provando, quali sono i nostri bisogni e cosa vogliamo chiedere a noi stessi e agli altri (linguaggio giraffa). Non avremo più bisogno di usare il linguaggio della colpa, della punizione, del giudizio o del dominio (linguaggio sciacallo). Riusciamo a provare un profondo piacere di contribuire al benessere reciproco.



PERCHÈ SONO STATI SCELTI LA GIRAFFA E LO SCIACALLO PER RAPPRESENTARE SIMBOLICAMENTE LA CNV? 


Una delle domanda che poneva Marshall, “Preferisci avere ragione o essere felice?” rappresenta bene la differenza tra i due linguaggi. Comportamento molto diffuso nella società di oggi è quello di voler avere ragione a tutti i costi nonostante questo vada a compromettere benessere e felicità nostro ed altrui. Con il linguaggio giraffa passiamo dal voler avere ragione all’ascoltare i nostri bisogni più profondi e quelli degli altri, riconoscendo la nostra comune umanità.
Per mostrare la differenza tra i due modi di comunicazione e trasmettere le sue idee con potenza e chiarezza, Marshall scelse due animali: lo sciacallo e la giraffa. La comunicazione violenta viene rappresentata dallo sciacallo carnivoro come simbolo di aggressività, autorità, competizione e dominio. La giraffa è erbivora ed è l'animale terrestre con il cuore più grande perciò venne scelta per rappresentare la comunicazione compassionevole. Lo sciacallo giudica, critica, analizza, moralizza e accusa. Quando ci sentiamo trattati ingiustamente, accusati o quando vogliamo imporre i nostri desideri, tendiamo ad usare il linguaggio dello sciacallo. La giraffa è gentile e forte, e comunica dal cuore, cercando connessione e chiarezza. Il linguaggio dello sciacallo ci separa dagli altri. Il linguaggio della giraffa ci connette agli altri.In ogni caso, questo non significa che ci sono persone giraffa che sono buone e persone sciacallo che sono cattive. I due animali rappresentano anche le due tendenze che sono dentro ognuno di noi. Dipende quale delle due alimentiamo. Di conseguenza quella che alimentiamo di più diventa predominante. Il fatto di essere più sciacalli o più giraffe, dipende tanto dall'educazione che abbiamo ricevuto, dalla famiglia nella quale siamo cresciuti, dalla società nella quale viviamo ecc. Indipendentemente da che linguaggio utilizziamo (giraffa o sciacallo) i bisogni che stanno alla base delle nostre parole ed azioni sono universali - bisogno d’amore, di comprensione, di condivisione, di connessione, di empatia, di accettazione ed altri. Quello che cambia da persona a persona sono le strategie che vengono scelte ed usate (consciamente o inconsciamente) per soddisfare tali bisogni.


Quando ci arrabiamo, accusiamo qualcuno, ci offendiamo, sgridiamo e puniamo gli altri, tutti questi comportamenti, come dice Marshall, sono ‘espressioni tragiche dei bisogni non soddisfatti’. All’inizio non è stato facile a capire cosa intendesse esattamente con questa frase. Solo man mano che approfondivo la CNV ed osservavo i miei stati d’animo e sentimenti mentre interagivo con gli altri, ho scoperto che ogni volta che sperimentavo dei sentimenti negativi, reagivo in modo impulsivo o mi arrabbiavo, il mio comportamento nascondeva un bisogno non soddisfatto. Ad esempio, invece di esprimere un giudizio, ‘Sei un freddo egoista!’, comunichiamo quello che abbiamo osservato, il nostro sentimento e bisogno sottostante, ‘Quando rientri dal lavoro e non mi baci, mi sento triste perchè ho bisogno di attenzione e affetto.’ Comunicando in questo modo, è meno probabile che l’altra persona sentirà un’accusa o giudizio nelle nostre parole e di conseguenza tenderà di aprirsi verso di noi invece di chiudersi.
Mi sono resa conto di quanto sia difficile capire quali sono i nostri sentimenti e bisogni se non siamo abituati ad ascoltarli ed esternarli. Inoltre, se non conosciamo nemmeno quelli nostri, diventa molto difficile riconoscere i sentimenti e bisogni altrui.

 

IN QUESTO MOMENTO COSÌ PARTICOLARE CHE CI COSTRINGE A STARE LONTANO FISICAMENTE DAI NOSTRI CARI: PARENTI, AMICI, COMPAGNI O COLLEGHI L'UNICO MODO PER RIMANERE IN CONTATTO È LA COMUNICAZIONE DIGITALE. SECONDO TE È POSSIBILE UTILIZZARE LA CNV ANCHE IN QUESTE CONDIZIONI?

SE SI, IN CHE MODO?

 

 

Credo che la CNV si può usare in qualsiasi situazione, non importa se sia parlata o scritta. In un certo senso si potrebbe dire che usare la CNV in una situazione come questa, è anche più naturale perchè quando ci troviamo in un’emergenza, in una situazione di forza maggiore, tendiamo di diventare più umani, più umili. I nostri ego si rimpiccioliscono. Sentiamo più empatia verso gli altri in modo naturale. C’è qualcosa che ci accomuna. Diventiamo più disposti a vedere gli altri esseri umani come i nostri fratelli e sorelle, invece di vederli come competitori o nemici. Purtroppo, anche se non ci piace ammetterlo, nel nostro quotidiano ‘normale’ molte volte dimentichiamo questa fratellanza e sorellanza e ci chiudiamo a riccio. Se siamo onesti con noi stessi e frughiamo dentro nella nostra mente ed il nostro ego, molto probabilmente scopriremo quante pulizie ci tocca fare per ritrovare la connessione autentica con noi stessi e gli altri.

Marshall parla spesso di questa tendenza sciacallo di creare un’immagine di nemico degli altri. Quando vediamo l’altro come nemico creiamo separazione e diventa quasi impossibile creare una connessione con questa persona. La sfida più grande è nel nostro quotidiano ‘normale’ quando ognuno pensa solo a se stesso, alla propria famiglia, al proprio business ecc. Tendiamo a chiuderci nella nostra corazza per non vedere le sofferenze altrui. Preoccupandoci solo del nostro giardino rischiamo di ridurre il nostro sguardo, non vedendo oltre il nostro recinto che costruiamo alto alto. Concentrandoci solo sui nostri problemi e sofferenze, tendiamo a cadere nella trappola del vittimismo oppure a pensare che abbiamo meno degli altri o, al contrario, sentendoci superiori degli altri. Quando il nostro ego fa questi giochi con noi, è molto difficile a mettere in pratica la CNV.
In una situazione come questa, c’è già una predisposizione ed un’apertura più grandi per connetterci con gli altri. Non siamo di corsa. Non ci è più concesso essere di corsa. E questo fermarsi ci porta ad essere più presenti. Invece di fare, possiamo per un attimo semplicemente essere. Inconsciamente, proprio perchè questa empatia è già dentro di noi, ci sentiamo più vicini agli altri. Condividiamo gli stessi bisogni universali. Bisogno di sicurezza, connessione, condivisione, e tanti altri. Sperimentiamo gli stessi sentimenti di paura, frustrazione, insicurezza, dolore, confusione. Credo che questo periodo ci può aiutare a riaprire in nostri cuori ed a connetterci con gli altri in modo molto naturale.


Le guerre e la violenza che vediamo nel mondo, prima di prendere una forma esterna, nascono dentro ognuno di noi. Tutte quelle piccole guerre che stiamo combattendo tutti i giorni con noi stessi e con le persone più vicine a noi, è dove tutto comincia. Quello che vediamo nel mondo rispecchia lo stato interiore dell’umanità. Bisogna cominciare con se stessi, diventando esseri umani più umili, autentici, puri e amorevoli. E’ lì, e solo lì, che può nascere pace – dentro di noi.

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Lela Santelli - Idee creative

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